Rovasenda
L'area protetta dall'inconfondibile torre medioevale
Rovasenda è un piccolo comune della provincia di Vercelli interamente compreso nell’alta pianeta vercellese nota come Baraggia, e viene bagnato dal torrente omonimo, Torrente Rovasenda, e dal Torrente Marchiazza, che bagnano i campi di riso circostanti insieme a numerosi altri canali irrigui e alla Roggia del Marchese o Roggia Marchionale.
Di origine quanto mai incerta, il toponimo sembra tuttavia poter derivare dal latino Rovagium, inteso come ‘cespuglio di rovi’, e quindi Aqua Rovasinga, ossia ‘fiume dalle rive irte di rovi’.
La sua storia è strettamente legata a quella del castello: Rovasenda ospita nel suo territorio un affascinante Castello medievale con una altrettanto incantevole torre. La svettante torre, simbolo di Rovasenda, fu eretta nel 1461 per volontà di Antonio di Rovasenda. Misura 48 metri di altezza, con il lato di 9 metri; la base poggia su un unico arco, mentre il terrazzo dell’ultimo piano è aggettante sulle pareti esterne, per lasciar posto ad una corona di caditoie quadre, 11 per ogni lato. Contemporaneamente, sul lato nord attigua alla torre, fu costruita anche un’ala fortificata, che presenta lo stesso stile architettonico: merloni sostenuti da barbacani in pietra, sporgenti sul muro sottostante per l’apertura di caditoie quadre.
La costruzione del castello fu iniziata da Alberto di Rovasenda, signore del luogo, per controllare e dominare il territorio circostante nel XII secolo, e si protrasse nel secolo successivo allorché fu aggiunta una seconda cortina racchiudente la fortificazione collettiva e la chiesa di Santa Maria Assunta. e. Il castello nasce per scopi militari ma ben presto diviene il centro delle attività economiche e agricole della zona. Il castello nel corso dei secoli subì numerose trasformazioni e ampliamenti: tra queste la più significativa è l’edificazione della torre.
Fu verso la fine del XIX secolo che Rovasenda vide la costruzione di un nuovo castello, identico a quello preesistente, grazie a un’idea che a molti apparve folle. I conti che lo recuperarono vissero al suo interno fino alla morte del Conte, Luigi di Rovasenda, e prima che la Seconda Guerra raggiungesse queste zone. All’interno delle sue stanze vi trovarono rifugio alcuni partigiani, ospitati dalla moglie del Conte, ma venne abbandonato definitivamente nel 1955, quando il portone si chiuse per l’ultima volta.
Qualche altra curiosità
Di rilievo sono soprattutto gli edifici religiosi, tra questi figura la parrocchiale di Santa Maria Assunta, con l’asse principale della navata centrale orientato in modo che, nel giorno dedicato al suo primitivo Patrono, San Maurizio, il sole sorga alle sue spalle e tramonti sulla sua facciata. Degno di nota è poi l’oratorio della Madonnina, luogo frequentatissimo da devoti soprattutto nei mesi di maggio e settembre, la Chiesa di San Desiderio e la Chiesa di Santa Maria del Bosco, abbandonata verso il 1571. Tutto intorno al paese sono tantissime le strade bianche transitabili per trekking o cicloturismo. Tanti chilometri che mettono in comunicazione molti altri centri senza toccare strade asfaltate. È in programma un progetto per una pista ciclabile che toccherà i territori dei comuni circostanti. La Riserva Naturale delle Baragge stupisce per le sue vaste pianure simili a savane, tra le province di Biella, Vercelli e Novara. L'area protetta è stata istituita al fine di salvaguardare gli ultimi lembi di baraggia, un ambiente boscoso con esemplari radi di querce, betulle, carpini e con sottobosco di brugo, che si estendeva un tempo da Biella fino al Ticino e oggi è ridotta a piccole isole tra le colture di riso. Di notevole interesse naturalistico è l'entomofauna con specie rare ed endemiche di coleotteri e lepidotteri. La Riserva Naturale delle Baragge, Piemonte, stupisce gli appassionati di percorsi escursionistici, per le sue vaste pianure, quasi savane, per questo chiamata “L’ultima savana del Piemonte”. L'area Baraggia di Rovasenda è inserita nella riserva orientata delle baragge sotto la protezione e tutela del Parco del Ticino e del Lago maggiore. Diversi percorsi sono riportati su piattaforme dedicate come BikeSquare.
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