Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo © Borghi delle Vie d’Acqua

Carisio

Territorio di produzione del riso D.O.P di Baraggia

Carisio è un piccolo borgo del vercellese la cui posizione è molto particolare: si trova infatti in un’area chiusa su ogni lato da un corso d’acqua diverso. I tre corsi sono il Canale Depretis, il Canale Vanoni e l’Elvo. Inoltre, una parte del paese è compreso nel Parco naturale delle Lame del Sesia, che tuttavia non è l’unica area naturale di cui il borgo gode, poiché fuori Carisio è situata la Riserva naturale speciale Garzaia.

Si risale alla sua effettiva esistenza con certezza a partire dal 1134, quando il territorio però era già da circa 8 anni un feudo della famiglia Avogadro. Le famiglie signorili che si susseguirono nel tempo al dominio di Carisio controllavano il Castello Consortile, ultima delle quali la famiglia Nebbione che dà il nome ancora oggi al castello (Castello di Nebbione). Esso era un complesso di palazzi fortificati, con un ricetto attestato in una investitura del 1533. Quanto rimane oggi risale alla ricostruzione del castello dopo l’occupazione e la distruzione ad opera delle milizie viscontee di Facino Cane.

Un’altra rimanenza storica è rappresentata dalla Porta Urbica, l’accesso all’antico ricetto. Il ricetto era situato tangente alla rocca, di cui costituiva il confine nord-orientale.

Ma Carisio non è solo storia, natura e sport, grazie al laghetto sportivo dove poter pescare e la palestra comunale dove allenarsi, ma anche e soprattutto religione: fondamentale è la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo, patrono di Carisio celebrato con la Festa d’estate organizzata dalla Famija Carisin’a. Essa sorge come rettoria alle dipendenze della Pieve di Santhià, come attestato negli anni 1298, 1348 e 1440. Ricostruita nel XIV secolo e restaurata radicalmente nei secoli successivi, si presenta come una chiesa in stile neoclassico ad un’unica navata.

Infine Carisio è tappa anche della Via Francigena, sulla strada che collega Santhià a questo borgo, passando per i campi di riso fino fino ad arrivare alla base della salita che porta a Carisio, che rappresenta la parte terminale della Serra Morenica di Ivrea.

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