Duomo di Sant’Agata © Borghi delle Vie d’Acqua

Santhià

Città celebre per il Carnevale Storico e per il suo folclore

Santhià è un comune vercellese di poco più di 8000 abitanti, importante crocevia che mette in comunicazione la provincia di Vercelli con quella di Biella, tra il Canale Cavour e il canale Cigliano. Sono fondamentali inoltre due canali che passano sul territorio: il Canale Depretis e il Naviglio di Ivrea. Passa a Santhià inoltre la Via Francigena, tappa importante del percorso che proviene da Roppolo e Cavaglià e giunge a San Germano e Vercelli.

Santhià è stata probabilmente abitata sin dall’età del Bronzo, come dimostrano alcuni ritrovamenti preistorici. La zona fu successivamente abitata dai Liguri e dai Celti libici e passò al dominio romano alla fine del II secolo a.C. Ricevette le denominazioni di Vicus Viae Longae e poi, in epoca cristiana, fu dedicata a Sancta Agatha, di cui si deriva il nome attuale. Con questa denominazione è menzionata in un documento di Ottone III dell’anno 999. In epoca rinascimentale e barocca Santhià fu frequente scenario di battaglie tra francesi e spagnoli.

Del castello non rimane quasi nulla, mentre del muro di cinta è possibile vedere alcune parti. Da segnalare, oltre alla parrocchiale del XIV secolo: la torre cilindrica, detta anche di “Teodolinda”, che è ciò che resta di una casa signorile del XV secolo; la Collegiata di Sant’Agata, o Duomo di Santhià, all’interno della quale si cela un camminamento sotterraneo che dalla cripta arriva in quella che era la casa del parroco. È presente all’interno il Polittico di Sant’Agata, opera di Giovenone, e sono altresì conservati due organi, un Serassi e un Manzi; la cripta di Santo Stefano, che prende origine dalla preesistente chiesa plebana di stile romanico; la chiesa della Santissima Trinità e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, al cui interno è presente un altare ligneo con una pregevole alzata scolpita e decorata; la casa turrita, in antichità sede della corte ducale di Savoia, e il castello di Vettignè, del XV secolo, sito nell’omonima frazione (il nome deriva da vectigal, ossia il dazio richiesto ai viandanti per il passaggio); il Castello del Capitano di Sant’Agata (Palazzo dei Conti de Rege di Como). Si narra che il palazzo ospitò l’Imperatore Napoleone I che dal balcone si affacciò al passaggio delle sue truppe sul corso principale di Santhià.

Il suo famoso Carnevale storico è il più antico del Piemonte

Santhià è nota in tutto il Piemonte per il suo Carnevale, riconosciuto come Carnevale Storico grazie ad un documento che ne fa risalire l’esistenza almeno al 1093: negli scritti rinvenuti si fa riferimento al Carnevale santhiatese come a un avvenimento le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Documentata la prova di un “richiamo” (con relativa multa), indirizzato ai giovani dell’Abadia di Santhià, che vennero condannati, nel 1430, a pagare 25 soldi per aver condotto in chiesa “con la massima solennità, un asino ricoperto con abiti sacerdotali”. L’abitudine che qui viene descritta risaliva a tempi anteriori e veniva tollerata. Con l’avvento del Ducato sabaudo e degli Statuti cittadini, vennero introdotti vincoli per attenuare gli eccessi del “rovesciamento delle abitudini” tipico del periodo di Carnevale. Si ricorda questa circostanza come esempio del fatto che a Santhià il Carnevale, con le sue tradizioni e i suoi eccessi, era già allora un’abitudine consolidata.

Del resto, su un documento del 1893, in possesso della Pro Loco, si legge che quell’anno si festeggiava l’ottavo centenario dell’Antica Società Fagiuolesca, il che permetterebbe di retrodatarne l’esistenza ad almeno il XI secolo. Il Carnevale di Santhià è ricco di eventi e usanze: un insieme di tradizioni che si ripetono ogni anno, mantenendosi sempre fedeli al passato, ma con un senso di rinnovamento che rende ogni edizione del Carnevale diversa e indimenticabile: tutti i riti e le manifestazioni sono un momento rievocazione e al tempo stesso di aggregazione e socialità per i cittadini santhiatesi e non solo.

Non solo quindi sfilate di carri allegorici in cartapesta, elaborati e realizzati in diversi mesi dalle compagnie del carnevale, ma anche fagiolata, balli, pule e congreghe, riti e tradizioni.

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