Prarolo
Castello d'abbazia e la fontana Chitamai
Prarolo è un piccolo borgo della provincia di Vercelli, che si estende alla sinistra del fiume Po, al confine con la provincia di Alessandria.
La località di Prarolo è citata per la prima volta in un frammento del Sinodo celebrato nel 964 da Ingone, vescovo di Vercelli, come Petroriolum ed è elencata tra quelle comunità che devono servirsi del fonte battesimale del Duomo di Vercelli, come si usava fare prima dell’invasione degli Ungari. Quindi, nel 964, a Prarolo risulta esistere una comunità ben impiantata da almeno un secolo, da quando cioè erano iniziate le incursioni degli Ungari. Successivamente al 964, la località di Prarolo è citata come Pratarolium (1142 e 1155) e Pradarolium (1173). L’ipotesi più ragionevole è che i Benedettini dell’Abbazia di S. Stefano di Vercelli, a cui Prarolo apparteneva, abbiano dissodato l’antico ghiaieto trasformandolo in terreno coltivo.
Stando a ritrovamenti tombali, conservati presso il Museo Leone di Vercelli, il territorio era già abitato in epoca romana, non soggetta ad alluvioni del Sesia.
Per conto dell’Abbazia a Prarolo fu costruito un castello che è citato per la prima volta in un documento del 1398.Il castello è caratterizzato da una torre angolare cilindrica e da una quadrangolare, indipendente, con caditoie e due torricelle soprelevate. La torre quadrangolare costituiva l’accesso del castello tramite un ponte levatoio di cui sono ancora bene evidenti le tracce. L’interno della torre, a lungo usato per scopi agricoli, non risulta interessato dall’ampio rimaneggiamento che, a metà del XVIII secolo, ha dato al castello di Prarolo il suo aspetto attuale. Gli abati benedettini soggiornavano spesso presso il castello di Prarolo; per tale motivo l’abbazia è anche nota come Abbazia di Prarolo.
Altra struttura importante è la Parrocchiale della Madonna dell’Assunta, ricostruita nel 1628. Contiene una tela settecentesca originariamente dipinta da Beaumont ed affreschi di Rinone (1930); sono conservati i registri dei battesimi dal 1588.
La Confraternita dei Santi Carlo e Grato, del 1763, conserva invece un pregevole organo ed una tela dell’epoca.
Qualche altra curiosità
Tipica è la fontana pubblica emblematicamente chiamata Chitamai, datata 1880. La sürbia pubblica fu costruita affinché i prarolesi potessero approvvigionarsi di acqua potabile (ed auspicabilmente fresca) in luogo pubblico, onde sopperire a due problemi: liberare il Castello ed altri pochi possessori di pozzi “con l’acqua buona e fresca” dalle pressanti richieste di attingere acqua dalle loro pompe; evitare, per quanto possibile, che la popolazione usasse l’acqua di pompe pescanti a pochi metri di profondità e quindi soggetta ad inquinamento. Il compito di attingere l’acqua era delle donne (gli uomini al più davano una pompata per dissetarsi!), anzi delle ragazze, le quali erano felici di fare un giro in piazza per poter scambiare qualche fugace occhiata con il giovanotto del cuore. La disponibilità delle ragazze per andare alla Chitamai aumentava con l’approssimarsi del Dì d’la Festa, allorché era necessario procacciarsi un “ballerino” per i tre giorni di ballo a palchetto in piazza. Fuori paese ed in particolare a Vercelli, la Chitamai è nota, non tanto per la processione di ragazze da marito (un particolare sicuramente non esclusivo di Prarolo) che l’ha caratterizzata per quasi un secolo, ma per l’aspetto imponente che le è conferito dalla cupola sormontata da una mezzaluna (chissà perché, non essendo Prarolo un paese mussulmano).
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